Vesna Burisch
Vesna con il suo sguardo attento e diligente verso l’arte, dal quattrocento al contemporaneo, conferma un coinvolgimento emotivo e una passione per il mestiere.
Le opere sono la dimostrazione di un lavoro multiforme e vario. Prodotti artistici nati in maniera a sé stante sono l’arte di Vesna e indiscutibile è l’assenza di unico fil rouge argomentativo. Le opere di Vesna non si esauriscono mai in letture immediate e la discontinuità dei temi accentua la ricerca esclusiva onebyone. Si può però parlare di una presenza tangibile, di un filo conduttore fatto di ricordi e momenti che assumono diverse forme.
Molte delle tele di Vesna nascono da idee plastiche, ma i problemi logistici la conducono all’utilizzo severo dell’olio al fine di ingannare anima e corpo dello spettatore. Pittura plastica di fronte ai nostri occhi … la bottiglietta della Coca Cola, un vero must dell’era contemporanea, trasformata in bottiglietta dell’acqua Santa: pennello come scalpello per un risultato del tutto statuario.
L’iperrealismo non le basta: Vesna desidera addentrarsi nel profondo della sua pittura. Ecco fatto … autoritratto dell’artista stropicciata: come un bozzetto malfatto su carta da spolvero pronto per essere cestinato! Niente gomma per cancellare, appallottoliamo il foglio e magari lo gettiamo. Chi non si è mai sentito spiegazzato?
Dalle figure stropicciate si prosegue verso quelle ritagliate, dove volti e corpi si sovrappongono e i diversi piani esaltano l’espressività dell’immagine. Ancora … giochi virtuali: personaggi di carta che si trovano in spazi soffocanti. Fiamme che bruciano l’ossigeno e ci lasciano senz’aria. Siamo affascinati e spaventati al tempo stesso. Carta o cartone non ha importanza, è la forza dell’espressività, che emerge dalla fragilità, a rendere le tele interessanti e pregevoli.
Per concludere, nature morte sottovuoto. In questo caso, è il foglio di plastica a stropicciarsi. Qui non c’è la carta o il cartone che brucia sotto forma di casa o di bara, ma il foglio di plastica che conserva. Conservare si, ma non per sempre. Infatti, anche con il sottovuoto la pera, accanto alla banana, presenta quei contorni scuri che precludono alla marcescenza. E allora, perché non plastificare i segni del tempo?
Le singolari nature morte che Vesna vorrebbe tenere quanto più a lungo possibile vive, ponendole sottovuoto, rappresentano nuovamente la pittura che si fa scultura. Dal bidimensionale – foglio di carta stropicciata – Vesna passa al foglio di plastica anch’essa stropicciata – ma che prende forma, diventa tridimensionale aderendo perfettamente alla frutta. Le nature morte, ultimissime opere di Vesna dimostrano che la sua proficua e interessante sperimentazione artistica è aperta, non si ferma, ma continua. Chissà quali altre sorprese ci riserva l’arte di Vesna. Staremo a vedere!
Martina Corbetta
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