Incomodo
In mostra ventisette dipinti. Lavoro-dichiarazione di “incomodità” dell’uomo contemporaneo, costretto nel suo ruolo di spettatore impotente della propria condizione esistenziale. Minotauri, teste taurine, corpi e volti d’uomini costellano il suo mondo figurativo. Figure forzate, sospese, posturalmente innaturali, personaggi non personaggi, immersi in una calma contemplativa e afona che imprigiona energia in potenza. I contrasti sono alla base delle sue opere: assenza-presenza di colore, istinto primordiale-ragione, colore compatto-liquido, uomo-animale, consapevolezza-dubbio. Arte come riflessione e mezzo per comunicare una condizione “incomoda”, generale e individuale. Le figure – apparentemente incerte – sono protette da numerose patine e strati di pigmento sovrapposto che danno forma e consistenza alle immagini. Mediante l’iterazione della superficie, le sovrapposizioni, le colate, l’alternanza di campiture piatte e diluite, nette e stemperate e lo sfaldamento di materia, l’artista riesce a esprimere lo smarrimento generazionale e l’“incomodità” dell’uomo contemporaneo. Tangibile è la forte necessità di un’approfondita meditazione, dilatata nel tempo, che porta a un graduale disvelamento dell’io, tramite il continuo e ininterrotto scavare sotto gli strati che lo proteggono. L’uomo e il suo confronto-scontro con la vita sono il fulcro delle sue opere dalle quali emergono figure sospese, incerte, attanagliate da perenni dubbi, nella cosciente-incosciente ricerca di sé e del proprio spazio nel mondo. “In questo senso la raffigurazione – di matrice prevalentemente autobiografica– della figura umana gioca provocatoriamente ed ironicamente con il ruolo di soggetto artistico”. Dualità arte-vita è la chiave di volta della sua poetica.
Volti indefiniti, sformati e mascherati – caricati di valori mitologici – che nelle composizioni esprimono emozioni forti e intense mostrando i molteplici stati d’animo dell’uomo contemporaneo: paura, insicurezza, inadeguatezza e mutevolezza. Anche il Minotauro ha le sue debolezze: la forza e la possanza della corporatura gli conferiscono l’illusoria invincibilità che nasconde fragilità e incertezze. La solidità mitologica è pertanto vinta ironicamente dalla complessità dell’essere umano tormentato da innumerevoli interrogativi.