Andrea Ciresola
Dell’impossibilità di tracciare confini.
La poetica di Andrea Ciresola.
La natura, oggi, è più che mai paesaggio. Luogo in cui l’uomo ha lasciato la sua traccia, una traccia che non vuole, né deve, essere ignorata. Nei Paesaggi del Terzo Millennio, naturale ed artificiale si scontrano e si incontrano conducendo ad esiti inattesi, figli di una nuova estetica. Nessun rimpianto per un passato incontaminato quindi, nello sguardo dell’artista, ma ricerca del bello anche nella stridente vicinanza tra oggetti prodotti e scartati dall’uomo e le silenziose manifestazioni della natura.
Le Composizioni sono una variazione contemporanea sul tema della still life; ma non c’è nulla di inanimato in questi assemblaggi trovati per strada. Plastica, ferro, gomma: vivono del contatto con la luce, l’aria, gli agenti atmosferici e quindi si ossidano, si sporcano, si consumano. Il tempo, con la sua azione feroce, agisce sugli oggetti banali della vita quotidiana rendendoli vivi ed interessanti agli occhi dell’uomo che sa scorgerne i misteriosi significati.
Le persone sono fatte di carne? Ciresola si interroga su questo tema, indagando la condizione dell’uomo contemporaneo. Al di là del suo qui e ora, l’uomo vive oggi nella realtà bidimensionale, virtuale, patinata dei giornali, del web e degli schermi televisivi. Nell’intricato gioco di relazioni tra originale, copia e riproduzioni, svelato dalle Icone, stabilire i confini è quanto mai impossibile.
———————————————————–
La homa elemento
Cosa c’è di nuovo oggi? Tutto. Osservare il mondo con uno sguardo ogni giorno diverso, portare la propria esperienza sulla tela cogliere l’armonia e la discrasia tra elemento naturale e artificiale, sono state queste le prime impressioni che ho ricevuto di fronte alle opere di Andrea Ciresola.
Dipinti che mostrano paesaggi fortemente antropizzati, appare chiaro un gusto nel cogliere l’oggetto artificiale che invade l’ambiente, ma, nello stesso tempo, parrebbe integrarsi con esso. È, in poche parole, un paesaggio umano, a volte vivo, di certo vissuto, che si racconta al proprio tempo e si apre a una narrazione proiettata al futuro.
La pittura di Ciresola infatti è fortemente consapevole della pittura classica, delle sue caratteristiche, delle sue particolarità e le usa rivestendole di nuovi significati e facendole incontrare con gli oggetti del suo tempo.
Osservando, però, il lavoro di Andrea mi sembra che l’elemento centrale della sua ricerca sia l’essere umano, presente raramente nei suoi quadri e sempre in una situazione di secondo piano, li invade prepotentemente proprio per la raffigurazione che l’artista fa del suo intervento nell’ambiente, costruendo una narrazione pittorica che porta l’occhio prima di tutto sull’artificialità.
L’artificialità è probabilmente il punto essenziale per raccontare quanto l’uomo abbia realizzato nella sua storia. Un processo sociale che lo ha portato a intervenire sul pianeta modificandolo e cercando di modellarlo alle proprie necessità. Un artificio che si presenta in modo complesso e sfaccettato, sia per gli influssi negativi che tale processo ha determinato sia per quanto di positivo possiamo trovare, il significato stesso della parola esprime tutta la complessità del concetto: fatto ad arte.
Ed è ad arte che Ciresola ha realizzato le sue opere proiettando la sua visione verso l’esterno con i suoi paesaggi che raccontano cancelli, fontane, impianti irrigui, ma anche verso l’interno, come nella serie “Ritratto di un interno, dove raffigura il percorso lungo la tromba delle scale di un palazzo.
Un doppio percorso che racconta anche l’essere umano e la sua tensione costante ad aprirsi all’esterno e a chiudersi in se stesso ed è propria anche dell’artista che vive in questa continua dicotomia tra il mostrarsi e il chiudersi nel suo pensiero.
Proprio da questa capacità che ha l’uomo di modellare il proprio ambiente, nasce il titolo La homa elemento: tre parole che in esperanto significano “l’elemento umano”. Una scelta, quella dell’esperanto, che non è casuale, proprio per la caratteristica di questa lingua di essere artificiale e di puntare all’universale, in una ricerca di pace e fratellanza che però non si è mai realizzata realmente.
Riflettendo sul percorso artistico di Andrea Ciresola, infine, mi sembra che l’indizio più forte lo dia lui stesso: quando mi ha dato i suoi appunti, in mezzo a questi ho trovati queste poche righe che sono una sintesi perfetta del suo modo di vedere la vita e l’arte, di descrivere se stesso.
Nato in città, vivo in paese
Lavoro sull’antico, amo il contemporaneo
Guardo le foglie, vedo i figli
Quando apro la finestra ogni mattina e scruto l’orizzonte quotidiano di case, marciapiedi, colline ed asfalto mi chiedo: cosa c’è di nuovo oggi? E case, marciapiedi, colline ed asfalto mi rispondo all’unisono: tutto!”
Dario Ciferri
3 Comments
Trackbacks/Pingbacks