Agostino Cancogni mar08

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Agostino Cancogni

Davanti ai nostri occhi, il mare accarezza lentamente la spiaggia in primo piano: esso restituisce alla sabbia scura i suoi frutti ormai morti, custodisce le sue meraviglie celandole ai nostri occhi in profondità, mentre le onde si attorcigliano su se stesse in superficie.

Siamo davanti a una tela di Agostino Cancogni, e siamo ormai completamente coinvolti e immersi nella sua arte. Essa si è sviluppata nel tempo attraverso diversi temi e registri, ma giunta alla piena maturità si basa su un’affascinante dicotomia: è il risultato da una parte di una capacità tecnica certamente non comune, una mano abilissima di formazione accademica; dall’altra è frutto di una idea personalissima del mondo e della natura, che ci fa immedesimare in una visione “altra”. Ma andiamo con ordine.

Toscano di Forte dei Marmi, Agostino Cancogni, a 19 anni si iscrive all’Accademia di scultura, dove si diplomerà col massimo dei voti. Questa influenza è rilevabile anche in alcune sue opere pittoriche, come nell’ispirazione “scultorea” dei panneggi in cui sono avvolti talvolta i suoi personaggi (“Lo spirato”), nella resa plastica dei loro corpi (“Nudo Virile”), o ancora nei levigati spazi concavi delle conchiglie delle sue stupende marine.

Nell’arco della carriera, Cancogni ha affrontato soggetti e stili disparati, ma è nella rappresentazione del paesaggio naturale e della natura morta che la sua arte ha raggiunto l’apice. I paesaggi naturali sono vari e ispirati; spessissimo ha dipinto il mare della Versilia con grande realismo e risultati meravigliosi, ma anche paesaggi lacustri, agresti, boschi. Per quanto riguarda il secondo genere citato, le nature morte sono spesso ambientate in interni bui, dove in bicchieri di vetro vediamo adagiati fiori colorati, o su piccoli scaffali sono dipinti ortaggi, fiori secchi, frutti. In altre opere abbiamo invece a che fare con deliziosi trompe l’oil (“Il quadro nello studio”, “Toscana”)

Come già anticipato, la tecnica è davvero eccellente: le nuvole si addensano con levità sopra il mare, le foglie e i fiori scintillano alla luce del sole, un’enorme varietà di piante abbellisce i giardini e i vasi negli interni.

La luce avvolge con naturalezza il paesaggio, e il sapiente equilibrio dato dall’artista agli spazi dona ariosità e calore agli esterni, e intimità e coinvolgimento agli scorci di interni. La finezza e la precisione con cui sono dipinti tutti gli elementi sulla tela sono impressionanti e riescono a commuovere il fruitore senza essere mai stucchevoli.

Ecco dunque che l’incantesimo è compiuto, e l’arte del maestro ci invita ad ammirare la natura attraverso i suoi occhi. Possiamo ora addentrarci in altissimi boschi, abbassare lo sguardo al livello dei canneti per meglio poterli osservare: così il paesaggio diviene silenzioso e metaforico, impossibile per la troppa bellezza e solennità ma mai così “vero”.

(Glauco Manzoni)