Franco Brescianini nov04

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Franco Brescianini

L’attrazione per l’espressionismo è, nella pittura come nel cinema, sintomo di un amore totale, necessario, per la dimensione estetica della vita e dell’arte. Anche quando tratta, per esempio, temi civili o di accusa sociale (Meidner, Dix, Ensor; nel cinema Wiene, Murnau), l’artista espressionista, liberando il disegno e il colore dalle catene della mimesi per farne i ponti delle proprie emozioni, sviluppa visivamente la sua personale visione del mondo, facendo appunto di ogni lembo della sua vita, arte.

Figlio di un sarto, è proprio nella Bottega del padre che Franco Brescianini si innamora del disegno e della decorazione e per la prima volta, in verdissima età, sente emergere prepotentemente la sua natura di esteta; inizia così a lavorare come stilista. Passato alla pittura, sentita come reale vocazione, inizia come paesaggista per poi dedicarsi alle nature morte e, infine, alla figura umana. Autodidatta per dichiarazione, da anni è ormai un artista completo e maturosumo wrestling suits for sale, che è riuscito a coniugare l’amore per le correnti artistiche preferite (l’espressionismo tedesco, il futurismo, il cubismo) con una cifra stilistica assolutamente personale e coinvolgente, ottenendo apprezzamenti dalla comunità artistica e importanti riconoscimenti nazionali e internazionali.

L’opera di Brescianini si sviluppa seguendo temi disparati e affrontando diversi soggetti; giustamente celebri le donne che ritrae in opere vorticose e abbaglianti. In esse il suo espressionismo dalle forti ascendenze simboliste è calato in atmosfere cubiste e futuriste, dal gusto fortemente decorativista: le tele di Brescianini non sono mai, tecnicamente, “cubiste”: ma in un gioco di rimandi e associazioni ci riportano a quegli anni di avanguardie, giapponismo e riflessioni sulle arti primitive. Negli sfondi di queste tele possiamo infatti distinguere file di profili che sembrano rappresentare a volte il movimento della protagonista (“La danza”), altre volte la confusione del mondo onirico in cui è calata (“L’età dei sogni”). Detto questo, le donne di Brescianini sono e rimangono un frutto fortunatissimo della sua ricca e stralunata fantasia: immobili e in movimento allo stesso tempo, donne-indossatrici di abiti e di sogni, incastrate in un mondo cucito loro perfettamente addosso (“Il divano dei sogni”).

L’erotismo di queste donne-spettro è assolutamente poetico, mai voyeuristico, anche quando esse sono rappresentate nelle pose più provocanti (“Il colore dei sensi”, “Risveglio”). Le fantasie dei tessuti e degli indumenti, infine, rivelano l’antico legame dell’artista con il mondo della moda.

Ma l’universo artistico di Brescianini da Rovato non si ferma certo qui: oltre a begli omaggi all’opera di Balla, Severini e Boccioni (e qui, si, le opere possono essere definite “futuriste”: vedi “L’onda del gruppo”, “Terre toscane”, “La battuta”) l’artista dà vita anche ad inquietantissimi soggetti, come nell’oscuro e glaciale morso de “Il potere”, un autentico vortice di terrore (ecco la critica sociale di un’artista espressionista: un urlo silenzioso). Bellissimi sono anche il suo “Cristo”, schiantato dal peso degli umani peccati, e il “Musicista a Venezia”: un bianco fantasma che durante il carnevale suona una musica che possiamo realmente “vedere”; sullo sfondo, Pantalone insidia una giovane Innamorata, e il sole tenta, inutilmente, di attraversare la foschia per illuminare la scena. Per fantasia, sensibilità e meraviglia dei risultati, Brescianini è un artista da seguire assolutamente e appassionatamente.

(Glauco Manzoni)