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Michele Volpicella

Soffermarsi a osservare le opere dell’artista barese Michele Volpicella è un’esperienza calorosamente straniante, che riesce però a suscitare emozioni realmente appaganti. Sempre teso in una sperimentazione che guarda da un lato alla tradizione artistica del novecento (soprattutto, ma non esclusivamente, italiana) e dall’altra alle potenzialità espressive della sua terra, l’artista affronta numerosi generi, dalla natura morta al ritratto. Il risultato è una ricca varietà di suggestioni diverse, ma tutte intrise della stessa malinconica visione del mondo.

Basta uno sguardo fugace alle sue opere per rendersi conto di quanto sia artisticamente forte il legame di Volpicella con la sua Puglia. Esso non è espresso attraverso un trito folclorismo, ma è la ricca sorgente da cui il pittore attinge i soggetti prediletti per le sue riflessioni artistiche. Tantissimi sono gli stimoli a cui Volpicella risponde, come gli stili da cui è influenzato e che reinventa con grande naturalezza, adattandoli ai simboli dei paesaggi conosciuti e a stati d’animo riflessivi e malinconici.

Il rosso della terra pugliese, dei tramonti e dei melograni, il blu del mare sono i colori e i toni primari delle sue tele. Gli stessi melograni, come gli ulivi secolari, sono frutti della terra dell’artista e soggetti a cui Volpicella dedica intere opere. Le bianche città della costa pugliese sono disabitate e vuote, silenziose e metafisiche. Nelle nature morte il calore del rosso è stemperato dal gelido azzurro degli sfondi. Gli ulivi appaiono irrequieti e inquietanti, affondati in un caldissimo rosso da cui sembrano volersi liberare.

Un discorso a parte lo meritano le donne. L’artista le coglie in momenti di solitudine, attesa e riflessione, senza però farle apparire fragili. Molto diverse fra loro, sia nella fisionomia che nella resa pittorica, sono però afflitte dal comune destino di rifugiate nello stesso mondo illusorio. Abitanti di un mondo estraneo, come naufraghe sirene non riescono a quietarsi e rimangono prigioniere della loro stessa sensualità, bloccate in perenne attesa. Lo fanno però con tutta la dignità e la forza di cui sono capaci: rimarranno impresse nella memoria.

Le donne, il rosso della terra, il blu del mare, dicevamo. Le donne sole in città vuote e scenografiche, il rosso che avvolge gli spazi con lubricità, un mare di cui vediamo spesso la costa e poco l’orizzonte. È un mondo fortemente delimitato e intenso quello rappresentato nelle tele dell’artista, sebbene a volte interni ed esterni arrivino a incrociarsi fino a confondersi. Un mondo in cui immergersi per risvegliare sensazioni dimenticate.

(Glauco Manzoni)