Davide Frisoni

Take me out tonight

because I want to see people and I

want to see life.

Driving in your car

oh, please don’t drop me home.”

The Smiths, There is a light that never goes out.

Apro la portiera della sua macchina e prima che mi potessi sedere al posto del passeggero, la mia penna cade per strada. Abbassandomi per raccoglierla, mi rendo conto che questa è la prima volta che sto guardando i dettagli dell’asfalto; le sue fessure, le sue variazioni cromatiche, la sua stratificazione. Quasi istantaneamente chiudo la portiera e prima ancora di salutarci gli dico che da quando ho visto i suoi quadri, ho cominciato a comprendere e cercare la poetica e la magia ingenua anche in momenti apparentemente insignificanti della mia vita quotidiana. “Vai!”, egli risponde, “non perdiamo tempo prezioso, dobbiamo raccogliere molti momenti ‘apparentemente insignificanti’ lungo il nostro itinerario”.

Allaccio la mia cintura e ho penna e taccuino in mano. Volendo dare un titolo ai miei appunti, gli chiedo quale sarà la nostra destinazione. Lui risponde che non esiste solo una destinazione specifica che bisogna raggiungere, ma molte come i numerosi, svariati percorsi dell’asfalto che hanno lo stesso valore delle nostre destinazioni. L’auto si è già fermata al primo semaforo rosso del suo percorso. Un uomo si trova all’inizio di un passaggio pedonale ed essendo assorto nei suoi pensieri, decide di rimanere lì e di non attraversare la strada. Rivolgo il mio sguardo al conducente e lo osservo. Mi chiedo quale potrebbe essere il suo pensiero. Credo che in qualche modo abbia isolato il volto dell’uomo a causa della sua espressione intensa, per restituirla dopo nella sua pittura in un modo completo tecnicamente ed esteticamente. Volti, Asfalti, Itinerari. Forse questo è anche il titolo che stavo cercando. Tre parole chiave, tre temi che incontriamo nei percorsi artistici di Davide Frisoni. Uno di essi è appena iniziato…

Le strade sono bagnate. La pioggia si è fermata giusto in tempo per il nostro viaggio e le nuvole hanno cominciato a essere interrotte dai fasci di luce. Non è sicuro se il sole tramonta o sorge. Ciò che è certo, però, è che la macchina si muove persistentemente verso la luce. Gli chiedo perché e mi risponde accedendo le luci della macchina. “E’ proprio l’elemento della composizione dei nostri itinerari nella vita e nell’arte, che simboleggia l’eterno movimento del tempo. Proprio nel momento in cui la luce nasce o scompare, il tempo sembra che scorre più velocemente. Questo momento diventa, quindi, ancora più prezioso ed io desidero afferrarlo. Luce per me. La restante luce nasconde o rivela tutti gli elementi di una composizione. Oppure noi siamo parte di questa composizione mentre continuiamo il nostro viaggio, con le nostre velocità, magnetizzati dall’innegabile potere del tempo. La magia inevitabile della vita quotidiana si trova intorno a noi, non la vedi?”, mi chiede.

Guardo fuori dal finestrino alla mia destra. Il mare d’inverno. Quasi immediatamente mi sento piena di una forte emozione; Il sentimento del sublime che ci offre la visione della natura dominante, un concetto essenziale in tutta l’estetica romantica. Frisoni riferendosi alla poetica trascendente del sublime, le dà una sostanza materiale, la inserisce nel presente e la usa come un cancello aperto verso una diversa e magari necessaria visione della realtà. La realtà urbana con le autostrade, gli edifici al buio di notte, le luci della città e i loro riflessi sugli asfalti bagnati, si alternano continuamente e successivamente seguono i paesaggi ultraterreni, meno realistici e più astratti. L’artista realizza un percorso continuo dall’interno all’esterno e viceversa.

L’obiettivo è il movimento”, dice mentre la notte è già arrivata e i riflessi delle insegne al neon sulle strade ancora umide, creano l’illusione di una realtà parallela che corre proprio sotto le ruote dell’auto. Volti, itinerari infiniti sulle strade luminose e vicino al mare, insieme ai paesaggi tranquilli che ci sfidano a perderci in una contemplazione estatica della natura, compongono l’universo dell’Artista che alla fine non viaggia mai da solo, ma con tutti noi come passeggeri. Basta stare di fronte ad una delle sue opere e improvvisamente si sentirà che apre per noi la portiera della sua macchina. ‘Ε successo anche a me…

Zoe Fragoulopoulou