Intervista a Sofia Rondelli
La tua costante ricerca di Armonia e Leggerezza, in parte di gusto infantile, non tralascia di indagare temi attuali e di forte impatto emotivo. La volontà di trasporre tali temi in un’armonica e leggera forma è legata a una particolare intenzione e visione del mondo che la tua arte vuole indagare?
Lo stimolo di voler ricercare un mondo regolato da una sua struttura armonica e leggera nasce dalla volontà di opporsi a una vita dissonante, frutto di meccanismi che fanno dell’utilità pragmatica il fulcro dell’azione quotidiana. Nella pittura cerco di sollevare questioni spirituali, trovo speranza, aspiro all’ideale, desidero ardentemente superare la frattura tra le urgenti necessità dell’anima e l’attrito con il mondo reale in cui essa cerca di esternarsi. Faccio ordine, espello la superficialità dall’essenza della forma, abolisco dalla tavolozza tutti quei colori di tubetto così volgarmente industriali. La poesia del colore è già presente in natura: risiede sulla corteccia di un platano, sull’abbozzo di un sorriso, sul ricordo che ritempra occhi pieni di immagini. Una volta che riusciamo a commuoverci, a gemere di fronte a questi spettacoli quotidiani che la vita ci offre, abbiamo imparato ad auscultare anche noi stessi e ad interiorizzare, in modo perenne, quell’armonia che agognavamo da tempo e che credevamo potesse esistere solo in campo artistico.
Poesia e pittura si fondono e compenetrano a tal punto che la scrittura diventa in parte una protagonista dell’opera. Quanta e quale importanza ha per te tale aspetto?
In pittura mi servo spesso di lettere scomposte in uno spazio limitato per rievocare l’eco di un’unica parola che si ripercuote molte volte. La presenza di tali modulazioni in campo pittorico rivestono una duplice funzione: conferire maggior espressività all’opera e al tempo stesso favorire il raggiungimento di un equilibrio compositivo. Uscendo dal processo artistico, la scrittura è uno strumento che uso quotidianamente per mettere a fuoco le mie esigenze interiori.
modus operandi: Sovrapposizioni materiche, sovrimpressioni di immagini e composizioni su più strati esprimono la riflessione e la meditazione concettuale-ideativa che precede la realizzazione dell’opera. Nonostante ciò, quanto spazio occupa l’improvvisazione e l’istinto creativo?
Improvvisare in campo pittorico significherebbe procedere senza alcuna preparazione precedente. Nella mia pittura esiste invece un percorso lineare, un’evoluzione quasi impalpabile, spontanea, volta a ricercare l’essenzialità ludica della forma. La preparazione di un supporto materico presenta già il suo straordinario disegno: esso è mutevole, dinamico e in continua metamorfosi, in quanto non è stato ancora effigiato e arrestato da sistemi lineari che pongono fine alla volubilità delle sue forme. Il processo creativo diventa dunque un’operazione molto stimolante in grado di provocare sentimenti illimitati, in continua tensione verso quella tacita armonia che regna nell’apparente caos del reale. L’istinto creativo è la linfa di tutto il mio processo artistico; l’intima esigenza di dare forma al proprio mondo interiore sfocia necessariamente in un’impresa espressiva destinata a ritornare ogni volta che la mente viene stimolata da fattori esterni. Creando, diamo la possibilità di prolungare il nostro sentire verso spazi sconfinati che non terminano nella matericità della pittura: continueranno a vivere in coloro che verranno assorbiti da una presenza tangibile che l’arte ci permette di esprimere.