Luca Zampetti
Tutte le opere di Luca Zampetti, ci chiedono di guardarle in un modo diretto, sobrio e allettante. Sguardi e corpi femminili, per lo più, sono sapientemente collocati dall’artista, sempre in primo piano, nel primo livello di ogni suo quadro. Cercano, per la loro esistenza, il necessario contatto visivo con il loro creatore e i loro spettatori. Anche quando evitano di guadarci negli occhi, riescono a impegnarci in un dialogo segreto, in cui è possibile raccontare a tutti noi le loro esigenze, preoccupazioni e sogni. In tal modo si sottolinea l’interrelazione fra il soggetto/oggetto d’arte e il suo creatore. Nel lavoro artistico di Zampetti, questo rapporto, che è quasi sempre un rapporto erotico, acquista una dimensione diversa, perchè è caratterizzato da una corporeità e sessualità intensa. I suoi modelli hanno bisogno del suo sguardo, perché solo così possono garantire la loro esistenza e vigore. Questa è la loro ansia esistenziale; continuare a esistere e essere viste da lui e noi. Tuttavia, tale relazione è bidirezionale. “Look at me!” dice l’artista ai suoi modelli durante la creazione artistica e noi immaginiamo che ci troviamo nel suo studio proprio in questo momento quasi magico.
In tal caso, l’artista ci rende partecipi della sua interiorità, del suo universo di preoccupazioni e dubbi. C’è un motivo per cui il bisogno dello sguardo e dell’attenzione dell’Altro, è così fortemente presente nel lavoro artistico di Luca Zampetti? Chissà se è l’unico modo di non perdere mai l’essenza della sua arte e mantenere sempre vivo il suo rapporto con l’oggetto artistico. Nella confusione contemporanea di stimoli e informazioni, lui rimane fedele alla sostanza della sua arte, al potere dello sguardo umano e al potere operativo, alla fantasia, usando un contesto/sfondo con aspetti e concetti della realtà contemporanea come la globalizzazione, il mondo dello spettacolo, la somiglianza tra le metropoli, il consumismo. Perciò le figure umane sono sempre al primo livello delle opere, mentre gli ambienti che le generano rimangono dietro, lasciandole tagliate da loro, perdendo il loro carattere idealizzato come ex-simboli di successo e bellezza.
Il suo materiale artistico, pur ispirandosi al mondo dello spettacolo, raggiunge uno stato di degrado attraverso la demistificazione dei suoi simboli. Sconosciute ma sempre misteriose figure femminili dialogano con quelli che ci ricordano le dive del cinema. Tutte sono allo stesso livello, però quelle seconde hanno più bisogno di essere viste e adorate, dato che sono prodotti di un sistema che gradualmente perde la sua mitica forma originale. La pop culture come la conoscevamo gli ultimi anni, è già cambiata e potremmo dire che è diventata più democratica e coerente con le regole della globalizzazione che come elemento è molto evidente nel nuovo linguaggio artistico di Zampetti, attraverso l’uso del pianeta terra. Ormai il diritto di essere visti e famosi non appartiene solo ai pochi e privilegiati ma a tutti, che possono chiederci “Look at me!”. Il dominio mondiale dei social media è indiscutibile. Ora, chiunque da qualsiasi parte del mondo, può prendere la parola, presentarsi, dimostrare i propri talenti e capacità ma alcune volte anche la sua infelicità. Ognuno svolge un ruolo attivo e significativo nella configurazione della cultura pop contemporanea, che praticamente si basa sulla nuova era dinamica della cultura visuale. La cultura visuale, sempre più globalizzata, influenza le nostre credenze, valori e infine la propria esistenza. Look at me, I (need to) exist.
Zoe Fragoulopoulou
94 Comments
Trackbacks/Pingbacks