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Costantino Di Renzo

 La pratica artistica di Costantino Di Renzo è basata sulla raccolta di materiale e idee provenienti dalla realtà contemporanea, in un modo ironico e giocoso. La natura della nostra società, a volte drammatica, mantiene il suo carattere intenso e disturbante ma acquisisce una dimensione sempre umoristica, simbolica e anche divertente. L’artista si concentra su concetti e questioni come l’inevitabilità della morte, il potere e il realismo del subconscio, la natura mitologica delle passioni umani e il confronto umano con le sue preoccupazioni esistenziali. Nell’ultima produzione dell’artista, tutto ciò ha già superato la fase di accettazione e perde così una parte della sua drammaticità come espressione di una realtà “pesante” e gravosa. Invece la drammaticità all’interno delle opere aumenta, a livello simbolico e stilistico. La sua pratica artistica, parte dalla filtrazione della realtà individuale e sociale, attraverso un processo d’isolamento delle loro espressioni negative più tipiche e la loro conseguente trasformazione a simboli di liberazione, cambiamento radicale e demolizione dei tabù morali.

Questo processo non è facile. Richiede un confronto con atteggiamenti anacronistici consolidati, vincoli morali inessenziali che sono legati alla religione, al corpo umano e alle sue “debolezze” o particolarità, ma anche all’imposizione del moderno “politicamente corretto”. E’ l’artista che intraprende il ruolo difficile di girare i propri occhi indietro, verso l’incubo, per assorbire qualsiasi elemento negativo e inutile, e presentarlo in seguito in un modo assai sarcastico e ironico. La metafora e la natura nevrotica dell’artista sono determinate dalla sua posizione particolare, proprio sul confine, sulla linea che divide la realtà dalla fantasia. Costantino Di Renzo si sente come un funambolo tra reale e irreale, tra incubi e risvegli, tra una realtà indesiderata e una desiderata. La prima è piena d’ipocrisia, disperazione e oppressione. La libertà è solo una illusione. Nella seconda, invece, domina la vera libertà e una elevazione costante del livello fisico e intellettuale per tutti. I legami individuali e sociali come obblighi imposti dalla nostra società non esistono più. Per effettuare la transizione dall’una situazione all’altra, uno deve usare e tirare le corde dell’anima, che ci tengono incatenati, in un modo diverso, attraverso l’immaginazione, il subconscio, l’introspezione. La mente e la sua espressione libera, ci indica il modo e la pratica per raggiungere quest’obiettivo.

La strada verso la redenzione, verso l’atto finale, che noi stessi causiamo come un suicidio ideale, non sarà semplice, come avviene spesso nella mitologia. L’atto eroico o forse anche antieroico della nostra uscita dalla crisi personale e sociale, non verrà come un “deus ex machina”, ma con il sacrificio di sé, il riesame interno dei nostri errori, l’autopunizione e la riconciliazione con la nostra natura reale. La morte non è più il simbolo della fine, anzi, il simbolo del cambiamento. Tutto ciò che deve essere cambiato dentro e fuori di noi, si può realizzare con una diversa visione e comprensione della realtà. Tutto quello che noi abbiamo costruito in modo errato, “religioni” moraleggianti, norme sociali senza senso, deve morire. Con le nostre mani. Nello stesso momento diventiamo vittime, perpetratori e vincitori, sia mentalmente che fisicamente. Pratica-mente.

ZoeFragoulopoulou